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Writer's pictureMagda Basso

5 consigli anti-burnout per genitory che lavorano


Il burnout è una condizione di cui soffrono le persone che vivono uno stato di profondo stress per lungo tempo sul posto di lavoro, in maniera così invasiva e duratura da arrivare quasi alla cronicità.


Abbiamo già parlato di burnout sul posto di lavoro in questo articolo, e di burnout nella vita privata in questo articolo.


Chi è genitorǝ e lavora (nella maggior parte dei casi a tempo pieno) si trova maggiormente espostǝ al rischio di sviluppare una condizione di burnout.



Consigli per allontanare il rischio di burnout


Oggi essere genitorǝ che lavora è molto complesso, perché gli stimoli a cui sono sottoposte le famiglie in cui entrambi y genitory sono impegnaty professionalmente si moltiplicano in maniera esponenziale. Il rischio di vivere perennemente tra frustrazione, senso di colpa e inadeguatezza è concreto.


Ecco cinque suggerimenti per alleviare la pressione e conservare il proprio equilibrio.



1) Usare un calendario condiviso


Uno dei motivi per cui le persone sviluppano una condizione di burnout è l’eccessiva pressione sul lavoro e nella vita privata. Senza dubbio se il peso, fisico e mentale, della genitorialità è fortemente sbilanciato verso uno solo dei membri della coppia genitoriale, questa persona sarà più facilmente a rischio di burnout.


Per questo motivo, usare un calendario condiviso in cui annotare tutti gli impegni della famiglia e dey figly rappresenta una soluzione efficace per assegnare a ciascunǝ genitorǝ la responsabilità dei vari impegni in maniera equa.


Inoltre, un calendario condiviso (meglio se digitale) rappresenta un ottimo back up per lǝ genitorǝ che per qualche motivo lo abbia dimenticato o non riesca ad accedervi: l’altrǝ potrà subentrare perché avrà sempre tutte le informazioni più aggiornate, alleggerendo il carico mentale di entrambǝ.




2) Addio perfezione


Un motto molto popolare tra chi lavora (soprattutto se liberǝ professionista) recita “fatto è meglio che perfetto”.

È proprio così, la ricerca della perfezione in ogni campo è nemica della realizzazione degli obiettivi e della serenità di affrontare qualsiasi compito; inoltre, apre la porta al burnout perché mette nella condizione di anelare ad un modello di perfezione praticamente irraggiungibile.

La soluzione è fare il proprio meglio considerata la situazione del momento, in base alle singole necessità.


Attenzione: questo non significa lavorare male, o non dare importanza alla qualità del proprio operato. È piuttosto vero il contrario: lasciare andare l’ideale di perfezione che crediamo di dover inseguire permette di poter usare al meglio le energie per poter confezionare il miglior prodotto o servizio possibile in quel momento, con le informazioni e i mezzi a disposizione.


Abbandonare un ideale di perfezione che non esiste è un atto di cura e responsabilità verso di noi e chi lavora con noi.




3) Imparare a perdonarsi per alleggerire il carico mentale


Collegato al punto precedente, imparare a perdonarsi significa riuscire ad accettare che non possiamo pretendere da noi stessy più di quello che è umanamente possibile fare nel contesto delle energie fisiche, mentali e materiali che sono a nostra disposizione in un dato momento.

Imparare a perdonarsi significa abbandonare il perfezionismo per raggiungere un giusto mezzo, un “buono abbastanza” che ci concede la serenità per concentrarsi su una cosa alla volta, che sia il lavoro o la famiglia.


Anche in questo caso, si tratta di lavorare per sottrazione abbandonando l’ideale di perfezione genitoriale irrealizzabile che viene promosso, spesso in maniera tossica.


Lǝ genitorǝ perfettǝ non esiste, ogni genitorǝ è unicǝ e sta facendo il proprio meglio.



4) Imparare a delegare


Collegato all’ideale di perfezione genitoriale e lavorativa che non esiste, il concetto di delega è fondamentale per alleggerire il carico mentale e allontanare da sé il rischio di burnout.


Nei contesti di lavoro delegare è un punto chiave della collaborazione tra colleghy e collaboratory. Tuttavia, non è sempre facile da mettere in pratica.

A volte siamo talmente dentro un progetto da non riuscire a fare il passo indietro necessario per capire a che punto coinvolgere collaboratory per condividere il carico di lavoro.


Per riuscire a instaurare un processo di delega efficace, bisogna stendere un elenco di tutte le attività che compongono il progetto a cui stiamo lavorando e domandarsi se davvero la nostra presenza è fondamentale in ciascuna di esse.


Una volta individuate le sezioni che non devono essere per forza svolte da noi in prima persona, possiamo individuare chi, nel nostro gruppo di lavoro, potrebbe occuparsene per alleggerire il nostro carico di fatica, mandando comunque avanti il progetto.

Un aspetto fondamentale in questo processo è la fiducia: delegheremo a una persona fidata, perché siamo sicury che svolgerà l’incarico richiesto.


Allo stesso modo, anche in famiglia possiamo stendere l’elenco di tutto quello che deve essere fatto.

Accanto a ogni voce del nostro nuovo elenco possiamo scrivere il nome di chi se ne occuperà, liberando spazio mentale che consentirà di respirare.


Marito, moglie, partner, metapartner, nonny, ziy, babysitter, amicy, “famiglia queer” per citare Murgia: questa nuova rete familiare estesa consentirà di ridistribuire il peso di tutto quello a cui c’è da pensare e diventerà una sorta di rete di protezione che impedirà di cadere nel burnout.



5 ) Non vergognarsi di chiedere aiuto


Come fare quindi a delegare e lasciare andare? La risposta è semplice da scrivere, a volte più difficile da mettere in pratica – finché non si prova.


Una delle sfide maggiori è non vergognarsi di chiedere aiuto.

La narrativa che investe ogni famiglia e ogni professionista è che bisogna essere sempre al top, senza dover chiedere mai, perché significherebbe ammettere di essere meno degly altry.


Non c’è nulla di più sbagliato.

Nessunǝ di noi è un’isola, e viviamo in rapporto con chi è accanto a noi.

Chiedere aiuto nei momenti di difficoltà è un atto di responsabilità e amore, verso se stessy e verso chi ci è accanto, sia in famiglia che sul lavoro.



Magda Basso

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